Cristalli: qualche cenno storico

4 Dic, 2022 da

Cari amici,

quest’anno per Natale ho pensato per tutti noi a un regalo davvero prezioso: un tuffo nel magico mondo dei cristalli.

Dal momento che non ho una preparazione specifica sull’argomento, ho chiesto aiuto ad un’amica cristalloterapeuta, Patrizia Tosi, che ci condurrà per mano, da oggi fino a Natale, per farci entrare al meglio in questo incredibile mondo.

Inizieremo da brevi cenni storici, per passare poi alle istruzioni per purificarli. Racconteremo quindi del legame tra chackra e cristalli e di tre cristalli assolutamente unici: Elestial, Iside e Tabulari.

Cominciamo così il nostro cammino con qualche cenno storico:

La storia dei Cristalli inizia nella notte dei tempi, quando i primi esseri umani presero a servirsene per un’infinità di scopi, non sempre pacifici.

Leggende e folclore narrano miti tramandati in ogni parte del globo terracqueo. Uno di questi miti narra, ad esempio, che in Atlantide, grazie alla profonda conoscenza del regno minerale, i Cristalli imbrigliavano l’Energia Cosmica per finalità pratiche. L’abuso arrogante di questa sapienza portò, però, alla distruzione del continente atlantideo verso il 10.000 a.C. e alla diaspora di 13 saggi sopravvissuti. Ancora oggi una delle ipotesi riguardanti il famigerato Triangolo delle Bermuda e i fenomeni misteriosi che vi accadono viene imputata alla presenza di un gigantesco cristallo, posto sul fondo dell’oceano, in grado di produrre perturbazioni inesplicabili, con la conseguente sparizione di navi e aerei, inghiottiti negli abissi.

In Egitto, meta di uno dei savi atlantidei, le Piramidi di Giza si narra avessero la punta ricoperta da un enorme cristallo, in grado di alterare il rapporto spazio-tempo. Malachite e lapislazzuli erano le pietre preferite da Faraoni e Sacerdoti per usi di protezione, giustizia e artistici.

Presso il popolo ebraico, secondo il Vecchio Testamento, l’Efod, che il Signore ordinò a Mosè di produrre, avrebbe assistito il Sommo Sacerdote nel decidere sulle questioni di maggiore importanza. L’Efod era la fascia, sostenuta da spalline, a cui veniva agganciato il pettorale del giudizio (Ex, 28, 17-21), Su di esso stavano incastonate in oro 12 gemme, disposte su quattro file, 12 appunto come le tribù di Israele. Prima fila: cornalina (corniola) topazio, smeraldo. Seconda fila: turchese, zaffiro e berillo. Terza fila: giacinto, agata, ametista. Infine: crisolito, onice, diaspro.

Passiamo alla famosa “Tabula Smaragdina” di Ermete Trismegisto (Il Tre Volte Grande) che su questa tavola di smeraldo enumerò in quindici punti l’essenza della sapienza.

Nell’antica India, invece, i maharajà cercavano di accaparrarsi le gemme più preziose per ottenerne protezione e prosperità.

Maya e Nativi d’America diagnosticavano malattie, grazie ai “cristalli vedenti”, in quarzo ialino.

Negli anni Venti del secolo scorso, sono stati rinvenuti, in diverse e non collegabili parti della Terra, manufatti stupefacenti, i “teschi di cristallo”, di grandezza naturale, sempre in quarzo ialino, di cui il primo fu dissotterrato nel Belize. Chi li abbia prodotti è ancora un mistero.

In Europa, sempre nell’Antichità, nascevano siti di potere, come Stonehenge, Callanish Stones, con dolmen ovunque, perlopiù collegati al paganesimo celtico.

Per i popoli antichi i cristalli erano simboli, amuleti, talismani, atti a offrire protezione, scacciare i mali e gli spiriti cattivi, attirare benessere e fortuna, recuperare e conservare la salute, vaticinare e rapportarsi alle Energie Cosmiche. Con il passare dei secoli, cristalli e gemme continuarono a conservare tale autorità e rispetto. Si pensi alle raffigurazioni del Santo Graal, coppa mistica intagliata nello smeraldo, anche se artisti e cinema si sono sbizzarriti a mostrarla in fogge e materiali diversi: corniola per Leonardo, Gran Maestro Massonico, legno per Indiana Jones, solo per citare due esempi famosi.

Nello Sciamanesimo, nord americano e australiano, pietre e cristalli sono da sempre strumento di chiaroveggenza e guarigione. I Medecine Men possiedono una borsa in pelle contenente esemplari idonei a scopi specifici. Nei negozi etnici possiamo ancora reperire il “bastone della pioggia”, al cui interno sono contenuti piccoli ciottoli di quarzo, che producono il classico effetto cascata, se lasciati scivolare da un estremo all’altro. E non parliamo solo di quarzo ialino! Per i Sioux l’ossidiana donava coraggio in battaglia e quella spruzzata di bianco è definita “lacrime di Apache”. Secondo Plinio, lo ialino serviva a curare malattie renali.

Per i Celti, i Messaggeri del Mondo Superiore erano giunti su barche di cristallo. (La barca è simbolo ultraterreno anche per gli Egizi. I loro faraoni intraprendevano su di essa il viaggio dell’anima dopo la morte fisica).

Nella narrativa, poi, troviamo palazzi di cristallo in foreste tenebrose e Cenerentola indossa scarpine di cristallo.

La certezza nei poteri dei cristalli e delle pietre (i due si distinguono in base al reticolo cristallino) , e quindi la creazione di amuleti e talismani, è favorita nel Medioevo, tanto che si inserì nella cultura ufficiale un nuovo e seguitissimo filone, quello del “lapidario”, con elenchi di minerali, più o meno reali o fantastici, dalle proprietà terapeutiche. Si tratta di un primo avvicinarsi della scienza delle pietre alla medicina.

Certo, non è tutto oro quello che luce e molto viene inventato. Infatti Boccaccio, nel suo Decamerone, se ne fa beffe, quando narra le avventure di Calandrino. Credutosi invisibile, grazie alla “eliotropia”, Calandrino finirà nei guai.

Il primo trattato che guarda alle proprietà prettamente mediche, è attribuito a Teofrasto Paracelso.

Però è soprattutto Plinio, con la sua Naturalis Historia, l’autore che raccoglie il sapere lapidario (lapis in greco=pietra) dei secoli precedenti. Il taglio è “scientifico-medico”.

Ben diverso e d’ispirazione prevalentemente magica, frammisto a conoscenze astrologiche orientali e medio-orientali, è l’ambiente alessandrino, il cui principale esponente resta Damigeron. Siamo nei primi secoli d. C.

Nel Medioevo viene scritto il Lapidario Estense, presumibilmente del Trecento, anonimo, il cui unico esemplare si trova alla Biblioteca Estense di Modena. Descrive oltre una settantina di minerali, indicati per un uso più che altro pratico. Il testo è in volgare con molte inflessioni di trevisano, friulano e persino toscano.

Oggigiorno i cristalli sono utilizzati ovunque e per vari scopi. I chip di memoria sono fatti di puro ossido di silicio, cioè quarzo. Cristalli di rubino vengono impiegati nella microchirurgia con laser. E come non annoverare i dispositivi ultrasuono, i frequenzimetri, i trasduttori, i condensatori e molte altre apparecchiature che dipendono, tutte, dal quarzo? E gli orologi?

Ma è nel campo della medicina olistica che i cristalli hanno trovato la loro più felice manifestazione. Cristalli e pietre vengono impiegati nel processo di guarigione con risultati positivi spesso sorprendenti, posti sul corpo oppure ingeriti in polvere o assorbiti sotto forma di elisir.

Una precisazione a questo punto è necessaria: qui si parla solo di cristalli e pietre naturali. Non artificiali, per quanto attraenti e luminosi possano essere.

Cristalli e pietre ci insegnano a guarire vecchie ferite emozionali, a prendere le distanze da chi e da quanto ci può dare disagio e riportano al naturale stato di benessere e pace originario.

Cristalli e pietre ci aiutano nella guarigione e accelerano la nostra crescita interiore. In qualità di luce, di energia, attraversano i nostri corpi sottili, liberandoci da dubbi, perplessità e paure.

Non dimentichiamo mai, però, che l’essenza autentica della trasformazione siamo noi, con la libera decisione di manifestare la nostra bellezza intima, la creatività, l’intelligenza, l’onestà, il rispetto, l’amore, ciò che di luminoso e pulito sta al centro del nostro essere.

Patrizia Tosi

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