Precauzioni da usare quando si impiegano gli oli essenziali

18 Mar, 2014 da

oli essenzialiGent.ma dott.ssa,

sono molto amante dei profumi e degli oli essenziali, le scrivo per chiederle come devo usarli e se ci sono delle cautele che è bene rispettare nel loro impiego. Una mia amica, infatti, mi ha di recente fatto preoccupare dicendomi che sono pericolosi se usati in modo improprio, è vero?

Grazie e a presto

Marianna

 

Cara Marianna,

la sua amica ha evidenziato un aspetto molto spesso sottovalutato quando si utilizzano gli oli essenziali e cioè le cautele che è bene avere. L’olio essenziale, che è stato definito “il consiglio che una pianta vorrebbe darci attraverso la voce pura della sua stessa anima”, infatti, è l’essenza, l’energia concentrata della pianta, per questo molto potente e da usare con cognizione di causa.

Gli oli essenziali non sono tutti uguali da questo punto di vista, ci sono oli che si possono impiegare con un maggior grado di tranquillità (ad esempio la lavanda) e altri che possono invece arrivare ad essere pericolosi se usati in modo inappropriato o in condizioni particolari, ad esempio durante una gravidanza. In tutti i casi non vanno mai usati con leggerezza o secondo la logica del “più è meglio” per cui se una goccia fa bene, dieci faranno benissimo.

Le principali precauzioni da tenere sono le seguenti: non vanno mai ingeriti (se non sotto la supervisione di un terapeuta); non vanno applicati puri sulla pelle, tranne alcune eccezioni (v. lavanda vera o tea tree oil), né portati a contatto con occhi e mucose; occorre attenersi scrupolosamente ai dosaggi; bisogna conoscere la qualità, la purezza, il chemotipo; vanno tenuti lontano dalla portata dei bambini; chi ha la pelle molto delicata o reattiva o soffre di allergie dovrebbe ricorrere ad un test per accertarsi di non avere problemi di incompatibilità. (Il test si effettua così: si mette una goccia dell’olio essenziale da testare in un cucchiaino di olio vettore, si applica una piccola quantità nell’incavo del braccio e si massaggia fino ad assorbimento. Si attendono 24-48 ore e si verifica che non ci siano arrossamenti, irritazioni, prurito o altre reazioni. In caso contrario, scartare quell’olio essenziale.

Gli oli essenziali, estremamente concentrati, hanno un basso “indice terapeutico”, nel senso che l’attività terapeutica è prossima a quella tossica. Per tale ragione è necessario evitare l’assunzione di oli essenziali per via orale, senza il consiglio di un terapeuta esperto in aromaterapia.

Come anticipavo sopra, l’uso di alcuni oli essenziali va evitato in gravidanza (questo perché gli oli essenziali passano la barriera placentare e alcuni composti chimici in essi contenuti possono essere tossici per il feto; alcuni oli essenziali sono inoltre abortivi), durante l’allattamento e sui bambini piccoli (sotto l’anno).

In generale l’utilizzo degli oli essenziali nell’infanzia andrebbe limitato alla sola via esterna (sempre diluiti in olio vettore), a piccole dosi, escludendo la via orale. La diluizione va raddoppiata rispetto a quella suggerita per gli adulti.

Alcuni oli essenziali hanno proprietà fotosensibilizzanti e possono indurre la comparsa di manifestazioni cutanee caratterizzate da una sensibilità esagerata e abnorme alla luce che si manifesta con eritema pruriginoso e pigmentazione. Essi non vanno pertanto utilizzati se nelle 24 ore successive ci si intende esporre al sole o a lettini abbronzanti.

Le essenze fotosensibilizzanti sono solitamente quelle di: arancio, bergamotto, angelica, finocchio, cedro, vaniglia, sandalo, verbena, limone e cumino.

In caso di ipertensione vanno evitati o usati con attenzione e moderazione gli oli essenziali di rosmarino, timo e issopo che tenderebbero a rialzare la pressione.

Gli oli essenziali vanno evitati in caso di insufficienza renale e patologie del fegato e non vanno mai instillati nei canali uditivi.

Alcuni oli essenziali presentano, infine, una marcata dermolesività se utilizzati puri o ad alte concentrazioni, essi sono ad esempio quelli di: origano, timo, santoreggia, cannella, chiodi di garofano, cumino, basilico, zenzero, alloro, cajeput, menta e quelli estratti dagli agrumi e dalle conifere. Vanno pertanto usati con cautela e a diluizioni alte, anche in caso si impieghino per via inalatoria, ad esempio nei diffusori.

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