Meditate gente, meditate!

5 Mag, 2014 da

meditationVe lo ricordate Renzo Arbore quando diceva nel suo famoso spot della birra “Meditate, gente, meditate!”, molto probabilmente non sapeva di esortare il suo pubblico a qualcosa di molto salutare.

Meditare fa bene, infatti, non solo allo spirito, ma anche alla salute.

È ormai noto, infatti, da qualche tempo, anche grazie agli studi della PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), che lo stress innesca il rilascio di ormoni che attivano i sistemi di emergenza dell’organismo (ad esempio i meccanismi infiammatori), facilitando così la progressione delle malattie, tumori compresi, rallentando al contempo tutte le funzioni non vitali, quelle, cioè, che possono essere tenute in stand-by senza che la sopravvivenza dell’organismo ne risenta immediatamente, ad esempio il sistema riproduttivo o quello digerente, la riparazione dei tessuti e il sistema immunitario.

Quando si ha la sensazione di non avere più il controllo della propria esistenza, quando si ha la sensazione di “vivere una vita che non è la propria”, quando si ha la percezione che il dolore sovrasti la gioia, il cervello rilascia ormoni dello stress come noradrenalina e cortisolo . Essi attivano il sistema nervoso, accelerano il battito cardiaco, fanno salire la pressione arteriosa e tendono i muscoli affinché siano pronti alla fuga o all’attacco secondo quel meccanismo automatico che tante volte ha salvato la vita all’uomo nel corso della sua evoluzione.

Oggi sappiamo però che, oltre, ad attivare i riflessi neurologici e viscerali dello stress, gli ormoni agiscono anche sulle cellule del sistema immunitario. Ma è vero anche il contrario: le cellule del sistema immunitario, a loro volta, inviano costanti messaggi chimici alla parte emotiva del cervello, la mente, perciò, è anche espressione del sistema immunitario, così afferma almeno Candance Pert, direttore della sezione di biochimica celebrale del National Institute of Mental Health  nel suo libro “Molecules of emotions: why you feel the way you feel”.

Come riporta David Servan-Schreiber nel suo libro “Anticancro”, grazie ad esperimenti di laboratorio si è, ad esempio, scoperto che non è l’evento stressante in sé a favorire la progressione del cancro, ma il nostro modo di rispondervi e, soprattutto, la sensazione di abbandono, di impotenza e di squilibrio interiore davanti alle avversità.

Come gli sciamani delle antiche tradizioni hanno sempre saputo (le cui pratiche ad ogni latitudine, come fa notare Carl Gustav Jung, si assomigliano tutte), il trattamento del paziente deve focalizzarsi meno sui suoi sintomi psichici e più sul suo slancio vitale. A questo scopo ogni tradizione sciamanica fa ricorso ad una serie di pratiche volte a liberare il malato dai “demoni” che gli tolgono la voglia di vivere.

Non vi suona molto simile a quello che oggi sempre più persone stanno sperimentando? Viviamo, infatti, in un mondo che ci porta allo straniamento, in cui facciamo fatica a riconoscerci, svolgendo lavori che non ci piacciono, in ambienti innaturali nei quali non ci ritroviamo, con un livello di solitudine e sofferenza interiore che davvero ha come risultato finale di toglierci la voglia di vivere. E ci stupiamo ancora che ci ammaliamo così spesso? Che il nostro sistema immunitario non regga? Che siamo bersaglio sempre più spesso di malattie degenerative che fino a cinquanta anni fa non si sapeva nemmeno esistessero?

Come possiamo rispondere a tutto questo? Dato che non possiamo eliminare ogni fonte di stress dalla nostra vita, possiamo però fare molto per imparare ad allentare regolarmente la tensione, per farci scivolare addosso queste tensioni il più possibile, senza attaccarcisi come invece solitamente facciamo.

Così rispose il Dalai Lama in una delle sue molteplici interviste ad un giornalista che gli chiedeva se l’invasione del Tibet da parte della Cina, la distruzione dei monasteri, l’incarcerazione e la tortura subita da molte persone a lui care non fossero ragioni più che sufficienti per perdere la serenità: “I cinesi mi hanno preso tutto, non permetterò che mi prendano anche l’anima!”

Il modo migliore per raggiungere questo obiettivo, mantenere la serenità e imparare a non attaccarsi, come invece solitamente siamo soliti fare, alle tensioni e alla sofferenza è la meditazione.

Negli Stati Uniti sono ormai anni che si studiano i mutamenti che avvengono nel cervello dei soggetti che meditano regolarmente. Durante la meditazione i ritmi celebrali registrano un forte aumento dell’ampiezza delle abituali oscillazioni, le varie regioni del cervello, inoltre,  iniziano ad oscillare in armonia, si sincronizzano e questa sincronizzazione si mantiene a lungo, anche dopo il termine della sessione di meditazione.

Le regioni del cervello associate al buonumore e all’ottimismo, in particolare, risultano nettamente più attive rispetto alla fase ante meditazione e al gruppo di controllo di coloro che non meditano.

Ma gli effetti non si fermano al cervello o all’umore, in uno studio effettuato su alcuni manager stressati che lavoravano per una grande azienda di biotecnologie si è notato che già dopo solo due mesi di pratica anche il sistema immunitario reagiva al vaccino dell’influenza in modo molto più marcato rispetto al gruppo di controllo.

A Calgary, in Canada, altri studi, condotti da Linda Carlson e dalla sua equipe presso il centro oncologico universitario locale, hanno dimostrato che pazienti in cura per tumore al seno o alla prostata inseriti in un programma di meditazione consapevole già dopo otto settimane dormivano meglio e si sentivano meno stressati. Ma i benefici non erano solo psicologici, dal punto di vista fisico i globuli bianchi, comprese le cellule NK (o cellule Natural Killer, cellule del sistema immunitario importanti nel riconoscimento e distruzione di cellule tumorali e infette da virus), riacquistavano un profilo normale e questo significava un beneficio per il sistema immunitario.

Altri studi, condotti a Londra presso l’Imperial College dal prof. John Gruzelier, hanno ottenuto risultati simili su pazienti affetti da Aids. Chi presentava una maggior attività dell’emisfero sinistro, come quella raggiunta durante la meditazione, aveva un morale più alto e resisteva più a lungo al progredire della malattia.

Tutti gli studi sinora realizzati dimostrano che la pratica meditativa è in grado di rendere il cervello rilassato e vigile allo stesso tempo, migliorare la gestione della reazione di stress permettendo ai livelli di cortisolo di ritornare rapidamente nella norma dopo la fine dell’evento stressante, aumentare la produzione notturna di melatonina, fondamentale per sincronizzare i ritmi biologici dell’organismo, migliorare la comunicazione tra emisferi e la capacità di adattamento, produrre maggior quantità di serotonina e dhea permettendo così di contrastare efficacemente eventuali tendenze alla depressione in modo sicuro e naturale.

Proviamo a pensare quanto più economico, oltre che più sicuro, infatti sarebbe impiegare la meditazione, invece dei farmaci, per trattare la depressione, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarà una delle malattie più diffuse del terzo millennio. Le tecniche meditative, infatti, possono essere apprese anche in gruppo, con un interessante abbattimento dei costi per lo Stato e non costa nulla portarle avanti in termini di esborso finanziario; certo ci vuole costanza e motivazione, ma quelle sono risorse a disposizione di ognuno di noi e mobilitabili magari con l’aiuto di una guida.

A questo punto ci si potrebbe chiedere quale tipo di meditazione sia più consigliabile, visto che ne esistono diverse. La risposta è che ogni individuo deve trovare quella più adatta a lui sapendo che in ogni caso ogni pratica ha in comune con le altre il fatto che l’attenzione viene distolta temporaneamente dal mondo esterno e viene focalizzata su un oggetto di volta in volta diverso a seconda delle tradizioni. Può essere il respiro, il corpo, la fiamma di una candela, un muro bianco, una parola, un’immagine sacra, un paesaggio, su quel che man mano si presenta alla nostra coscienza. La chiave è fissare l’attenzione e mantenerla, fissare l’attenzione e mantenerla.

Ciò che conta non è la tecnica, non c’è nessuna formula segreta valida per tutti, ciò che conta è divenire consapevoli degli automatismi della nostra mente e di cosa questi automatismi comportino per noi, per le nostre relazioni, per la nostra vita e, quindi, in ultima analisi anche per la nostra salute. Il segreto, se proprio vogliamo trovarne uno, è rientrare in contatto con quella energia vitale che fa vibrare il nostro corpo e lo informa, riscoprendo tutto ciò che di più profondo e di migliore c’è in noi.

Per legare ad un dato di realtà concreta quanto appena detto, racconterò la mia esperienza parlando, in un prossimo articolo che pubblicherò tra qualche giorno, della cosiddetta meditazione di consapevolezza o meditazione Vipassana.

Concludo con le parole di Henepola GunaratanaLa meditazione è molto simile alla coltivazione di una terra vergine. Per ricavare da una foresta una campagna, prima dovete abbattere gli alberi e rimuovere i tronchi. Poi dovete arare il suolo e fertilizzarlo, quindi spargete i semi e infine farete il raccolto. Per coltivare la vostra mente, prima dovete sbarazzarvi dei vari irritanti che si trovano sulla via ed estirparli dalle radici acciocché non possano più ricrescere. Poi fertilizzare il terreno mentale pompandoci dentro energia e disciplina. Quindi seminate e raccogliete il vostro raccolto di fede, moralità, consapevolezza e saggezza”.

E ancora: “Lo scopo della meditazione è la trasformazione personale. La persona che entra nell’esperienza della meditazione non è la stessa che ne esce”.

Per coloro che fossero interessati ad approfondire questi temi, riporto di seguito una breve, personale e nemmeno lontanamente esaustiva bibliografia in lingua italiana. All’interno di questi libri troverete comunque un’ampia bibliografia sull’argomento sia in italiano che in inglese.

Ezra Bayda, “Esser zen. Pratica la meditazione nella vita” – Ubaldini 2003

Francesco Bottaccioli “Mente inquieta”, – Tecniche Nuove 2000

Francesco Bottaccioli “Psiconeuroendocrinoimmunologia. I fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo. Le basi razionali della medicina integrata – II ristampa – RED Edizioni 2010

Francesco Bottaccioli – Antonia Carosella, “Meditazione, psiche e cervello” – Tecniche Nuove 2003

Francesco Bottaccioli – Antonia Carosella, “La saggezza del secondo cervello” – Tecniche Nuove 2007

David Goleman, “Le emozioni che fanno guarire. Conversazioni con il Dalai Lama” – Mondadori 2009

Henepola Gunaratama, “La pratica della consapevolezza in parole semplici” – Ubaldini Editore 1995

Thierry Janssen, “Respirare. Per una medicina integrata tra corpo e anima” – Feltrinelli 2007

Jon Kabat-Zinn, “Vivere momento per momento” – Tea Pratica 2010

Jon Kabat-Zinn, “Dovunque tu vada ci sei già. Una guida alla meditazione” – Tea Pratica 2006

Jon Kabat-Zinn, “Riprendere i sensi” – Tea Pratica 2013

Corrado Pensa “Il silenzio tra le due onde” – Oscar Mondadori 2010

Tich Nhat Hanh, “Il miracolo della presenza mentale. Un manuale di meditazione” – Ubaldini 1992

David Servan-Schreiber, “Anticancro. Prevenire e combattere i tumori con le nostre difese naturali” – Sperling & Kupfer 2008

Eckart Tolle, “Il potere di adesso. Una guida all’illuminazione spirituale”- Armenia  2004

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